Recensione 'Le convalescenti' di Michèle Gazier | Baldini&Castoldi
Titolo: Le convalescenti
Lise e Oriane si trovano spesso ad "evadere" dall'ambiente cupo della struttura, concedendosi delle passeggiate per il paesino, una comunità chiusa, scandita da ritmi tranquilli e monotoni. Proprio durante una di questa uscite incontreranno Maxime, un uomo affascinante ed ambiguo, che attirerà la loro attenzione, suscitando emozioni opposte nelle due donne, attrazione per Oriane, repulsione per Lise.
Un romanzo sicuramente fuori dagli schemi, che non ha soddisfatto completamente le mie aspettative, ma che potrebbe piacere agli amanti delle sfumature noir.

Autore: Michèle Gazier
Editore: Baldini & Castoldi
Pagine: 272
Genere: romanzi stranieri
Prezzo: 17,00 €
eBook: 7,99 €
Omaggio CE
Nota sull'autrice
È nata a Béziers (Languedoc-Roussillon) nel 1946. Professoressa di spagnolo, all’inizio degli anni Ottanta contribuisce a far conoscere in Francia diversi autori di lingua castigliana traducendo le opere di Manuel Vázquez Montalbán, Juan Marsé e Francisco Umbral. Dopo aver lasciato l’insegnamento, si dedica alla critica letteraria dalle pagine di «Libération» e «Télérama». Oltre a far parte, dal 1995, della giuria del Prix de l’Écrit Intime, nel 2010 ha fondato, in collaborazione con Marie-Claude Char, la casa editrice Éditions des Busclats. Dal 1993, anno del suo primo romanzo, ha pubblicato più di venti opere di narrativa.
Lise, giovane docente, moglie e madre di un bambino di due anni, subisce un crollo nervoso in seguito al quale si ritira per un periodo nella clinica di Saint-Libron. Lì incontra Oriane, ventenne affetta da anoressia, con la quale stringe un rapporto di amicizia. Le due donne si aggrappano l'una all'altra per sopravvivere alla noia della clinica e alla pesantezza degli incontri con lo psichiatra. Insieme si imbatteranno in una coppia, che alloggia nell'hotel vicino alla clinica. Lei, Daisy è una cinquantenne avvenente, invalida a seguito di un incidente. Lui, Maxime, è un uomo ambiguo, affascinante e sfuggente. <<L'uomo in nero>> spezzerà l'equilibrio creato dalle due donne, instillando in loro sentimenti contrastanti.
Saint-Libron è il tempo che si trascina.
Lise arriva a Saint-Libron a causa di un crollo nervoso. Tentato suicidio, dicono. Lei non è del tutto d'accordo con la tesi dello psichiatra, ma una cosa appare chiara: la vita di Lise non funziona come dovrebbe. Docente, con una cattedra fissa, un buon matrimonio e un figlio arrivato quasi subito, Lise percepisce la sua quotidianità come una crudele trappola. L'unico sentimento che riesce ad associare al marito e al figlio è l'infelicità, seguita dal senso di colpa.
Proprio a Saint-Libron Lise incontra Oriane, ventenne anoressica, che si trincera dietro atteggiamenti di superiorità e arroganza. Lise e Oriane si avvicinano, creando un legame che somiglia all'amicizia, pur non essendo tale, un legame che prende senso solo tra le mura di Saint-Libron, dove le solitudini possono unirsi dando vita a qualcosa di unico. La clinica appare una sorta di zona franca, dove le giornate scorrono lentamente, intervallate solo dai pasti e dagli incontri con lo psichiatra.

Sarà proprio quell'enigmatico cinquantenne, accompagnato da Daisy, la bella moglie americana in ripresa da un brutto incidente, a popolare da quel momento i loro pensieri.
Le convalescenti è una storia particolare, fatta di contrasti, riflessioni isolate, deja-vu, pensieri solitari, che giungono senza alcun preavviso, una storia dove i vari elementi mancano di un vero e proprio collante.
E' un libro che ho letto in due giorni, dopo l'empasse iniziale scorre infatti senza intoppi - nonostante la carenza di dialoghi - eppure lascia un senso di incompiutezza, un che di irrisolto.
I personaggi sono presentati in modo asciutto, attraverso i loro pensieri e le loro azioni, senza coinvolgere fino in fondo il lettore.
L'epilogo mi ha spiazzato, speravo potesse regalare compiutezza alla storia, riallacciando i fili e chiudendo il cerchio, invece ancora una volta mi sono trovata a chiedermi se la mia interpretazione fosse corretta.


Ah, ecco, pensavo di essere l'unica ad avere dubbi sul finale! uno strano romanzo, non il mio genere, ma con qualcosa di "attraente" e orinale che ho apprezzato.
RispondiEliminasì è vero, c'è comunque qualcosa che incuriosisce il lettore e lo spinge a proseguire nella lettura :)
Eliminasarà un mio limite ma io i libri che lasciano troppe cose aperte sul finale non riesco proprio a farmeli piacere!
RispondiEliminahttp://www.audreyinwonderland.it/
anche a me questo aspetto non entusiasma :/ a presto! :)
EliminaLa cover del libro mi piace molto. La tua attenta recensione ha stuzzicato la mia curiosità :)
RispondiEliminaIl genere noir mi piace molto lo trovo enigmatico e misterioso quanto basta per creare in me empatia. Però ho una repulsione per le persone annoiate nella loro quotidianità, soprattutto se ci sono dei figli. Ammetto però che mi incuriosisce moltissimo l'incontro con il cinquantenne misterioso. Quando il mio desiderio di noir si farà sentire, potrebbe essere un titolo da tenere in considerazione. È sempre un piacere leggerti. Buon pomeriggio tesorino
RispondiElimina